DISSENSO ULTIMA FRONTIERA

Editoriale di STEFANO BECCIOLINI

Se fossimo sul luogo di un crimine, la prima cosa da chiedersi sarebbe il movente dell’omicidio. Ma qui, nel vasto e contorto campo dell’intelletto, ci affidiamo alle famose cinque regole del giornalismo: Chi? Che cosa? Quando? Dove? Perché?

E poi, diciamocelo, chi non si chiederebbe se sia davvero un omicidio o piuttosto un suicidio da overdose di informazione? Una vera e propria crisi di nervi indotta da fattori sanitari, bellici e climatici. Ma la ciliegina sulla torta è che, a soli due giorni dalle Elezioni Europee, ancora non si capisce se la dissidenza sia solo scomparsa o se sia stata definitivamente polverizzata.

I “risultati a morto” dei cosiddetti partiti della dissidenza erano, a dirla tutta, profeticamente prevedibili, considerando l’avversione diffusa verso l’Europa tecnocratica di Bruxelles. Le opzioni per i “dissidenti partitici” erano due: gettarsi a capofitto, lancia in resta, contro i mulini a vento dei Big consolidati oppure adottare una tattica più astuta alla “zio O” (Ho Chí Minh) dell’attesa. Forse sarebbe stato più strategico saltare il turno delle Europee e concentrarsi sulle amministrative dei comuni – ben 3.725 – e 29 capoluoghi. Ma ahimè, sembra che mancasse la tanto necessaria e sempre più sovradimensionata copertura territoriale. .

Poi abbiamo l’altro fronte: quelli del non voto. Parliamo dei delusi dalla politica a 360°, da tempi immemori o dalle recenti adunanze del Movimento guidato dal comico genovese. Questo movimento, tra arringhe e visioni di una politica dal basso, ha finito per tradire gli ideali e alienare una grande fetta del popolo votante, che una volta faceva sentire la sua voce.

Ricordate il simbolo del V Day nel 2007/2008? La V di “V per vendetta,” la V di vittoria, oppure, per i dissidenti convertiti al culto dei misteri, la V di VISITORS.

Anche qui, però, la politica attiva ha messo il cappello. “Chi non ha votato è nostro elettorato,” proclamano fieramente, dimenticando che chi non ha votato potrebbe semplicemente avere una propria opinione e pensare con la sua testa, senza farsi “influenzare”. Ma chi vuole una democrazia pensante, in fondo?


Come in tutti i crimini all’interno dell’ambito familiare, bisogna cercare la causa nei rapporti personali, nelle incomprensioni, nell’egocentrismo. È inutile descrivere i tempi in cui sembravamo una sola voce, una sola sofferenza e rabbia, il 2021 con tutto quello che ha portato, ogn’uno di voi e noi sa!

Poi sono arrivate le Elezioni comunali in 1.348 Comuni italiani e hanno iniziato a verificarsi le anomalie, diciamo, comunicative. Fino a prima dell’apertura dei seggi, i partiti dell’allora dissidenza, di cui oggi ne sono rimasti due, gareggiavano a braccetto, scambiandosi favori elettorali nelle circoscrizioni dove non erano presenti. Poi la pazzia mediatica. Pochi giorni dopo hanno iniziato a volare gli stracci in rete, accuse, illazioni. E noi lì, allibiti a guardare e a non capire chi e se avessero ragione. Ma poi i risultati si sono visti alle Elezioni politiche del 25 settembre 2022. Nessuna unione tra i partiti della dissidenza, nemmeno sugli intenti politici, ed una larga affermazione del “movimento di dissidenza del non voto”.

Premetto che il non avere votato alle Europee può avere una sua logica di rifiuto verso l’Istituzione Europa, ma il non avere votato nel 2022 a quale logica appartiene?

Ora mi aspetto, per onestà intellettuale, che i partiti, movimenti, o altri personaggi in rete continuino nella loro lotta di integrità morale ed intellettuale e consiglino di non andare a votare per il successivo Parlamento italiano quando e se verremo chiamati alle urne.

Tranquilli, la dissidenza non è morta né scomparsa. Ha solo cambiato nome, cambiato pelle ed è maturata più di quanto molti vorrebbero. Il suo nuovo nome? Non sta a me deciderlo. Io faccio umilmente informazione, non arringo le folle o i followers. Una cosa però è chiara nella sua metamorfosi: la maturità consapevole e critica. E di questa nuova affinità dovranno tener conto i capi popolo e arringatori di followers.

Vogliamo seguire o essere seguiti?
Stefano Becciolini

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