La sindrome o effetto struzzo, è quella reazione condivisibile, ma molto pericolosa che solitamente è innescata da un rifiuto della realtà.
È quella reazione calcolata dai sociologi, strapagati dalle società di consulenza globale, per relazionare i governi o i potentati che, dopo una o più crisi, devono sapere quanta volontà di resistenza hanno annientato con il massiccio bombardamento mediatico.
La maggior parte delle persone sfugge ai problemi, rifiuta di informarsi e, si tappa le orecchie per non sentirli, o peggio, si lascia irretire da sirene di dubbia provenienza, che sviano l’ intelletto ad affrontare razionalmente i problemi.
Nei momenti di paura è normale che si cerchi di unirsi in gruppi di sostegno reciproco, come in una terapia di gruppo. Sospensione dal lavoro, paura di un regime, perdita delle libertà, tutti ingredienti che hanno favorito l’aggregazione.
Ad un tratto, i cattivi sono divenuti meno cattivi e li hanno liberati in recinti sempre più piccoli, ma il gregge, che nella stalla fingeva di ruggire, ora in un certo senso è grato al nuovo pastore, anche perché è una bionda pastorella sorridente, decisa e che li fa sentire protetti.
Anche gli agnelli che si erano palesati come leader nei momenti bui iniziano a capire che tutto sommato non vale la pena sacrificarsi per il gregge. In maniera vile ed opportunistica si propongono come i nuovi cani da guardia, offrendo soluzioni, sviando dal ragionamento, promettendo il nuovo paradiso pecorino in terra, dove tutti entreranno, a patto che siano da loro guidati e senza critiche o domande scomode.
Varie umanità hanno preso parte a questo esperimento in scala nazionale. I più spregevoli sono coloro che hanno approfittato delle debolezze e della voglia di ascoltare parole mielose, hanno saputo approfittarne in modo rapace e spregevole, magari al riparo in altre zone geografiche del globo.
Bisogna solo prendere atto che il vero esperimento sociale non è stato il proporre una pandemia, una guerra e vedere l’effetto che fa, ma misurare la capacità di resistenza e poi di reazione di un popolo dopo le privazioni della libertà personale e del lavoro.
Conclusioni: forte capacità di resistenza e bassissima capacità di reazione con propensione ad arrangiarsi all’italica maniera. Ora passeranno alla fase successiva non più pecore ma criceti.
Concludendo, vorrei tranquillizzare coloro che dodici mesi fa ruggivano come leoni per attirare lo sguardo compiaciuto o compassionevole del gregge in estasi: se ritornare ad essere quelli di prima vi fa sentire bene, sono contento per voi, ci rivediamo alla prossima emergenza e come sempre saremo pronti ad accogliervi serenamente, ma almeno sapremo con chi avremo a che fare.
Stefano Becciolini