La Slovacchia ha lanciato un chiaro avvertimento all’Ucraina in risposta alla recente decisione di Kiev di non rinnovare l’accordo sul transito del gas russo verso l’Europa, accordo che scadrà il 1º gennaio 2025. Questa situazione sta generando tensioni crescenti tra i due paesi, con potenziali ripercussioni sull’intera sicurezza energetica europea.
L’accordo attualmente in vigore permette il transito di circa 42 milioni di metri cubi di gas al giorno attraverso il territorio ucraino, destinati a diversi paesi europei, tra cui la Slovacchia. La fine di questo accordo rappresenta una minaccia significativa per Bratislava, il cui sistema energetico dipende quasi interamente dalle importazioni di gas russo. Attualmente, infatti, circa il 90% del gas consumato in Slovacchia proviene dalla Russia.
Il primo ministro slovacco, Robert Fico, ha espresso profonda preoccupazione per le possibili conseguenze economiche e sociali di questa decisione. Fico ha inoltre dichiarato che, qualora l’Ucraina procedesse all’interruzione del flusso di gas, la Slovacchia potrebbe rispondere adottando misure di ritorsione, tra cui la sospensione delle forniture di energia elettrica all’Ucraina.
La situazione si inserisce in un contesto geopolitico già particolarmente teso, considerando il protrarsi del conflitto tra Russia e Ucraina. La Slovacchia, tradizionalmente più vicina alla Russia rispetto ad altri paesi europei, ha recentemente adottato una posizione ambivalente: da un lato, ha espresso sostegno a una soluzione pacifica del conflitto, offrendo il proprio territorio per ospitare eventuali negoziati di pace; dall’altro, ha dimostrato di essere pronta a prendere misure drastiche per proteggere i propri interessi energetici.
Il presidente russo Vladimir Putin ha accolto favorevolmente l’offerta slovacca di mediazione, definendo “accettabile” la proposta di Bratislava. Il ministro degli Esteri slovacco, Juraj Blanar, ha confermato questa disponibilità, sottolineando che il dialogo rimane essenziale per evitare ulteriori escalation.
Le conseguenze per l’Ucraina e l’Europa
Un’interruzione delle forniture di energia elettrica all’Ucraina rappresenterebbe un ulteriore colpo per un paese già gravemente colpito dal conflitto e dalle sue ripercussioni economiche. Al tempo stesso, questa mossa potrebbe indebolire ulteriormente le relazioni tra Slovacchia e Ucraina, complicando la cooperazione regionale in un momento critico per l’intera Europa.
La decisione dell’Ucraina di non rinnovare l’accordo sul transito del gas russo rappresenta un potenziale colpo di grazia per un’Europa già duramente provata dalla crisi energetica e dagli elevati costi dell’approvvigionamento. Le conseguenze di questa scelta potrebbero essere devastanti, soprattutto per le industrie europee, che già affrontano una forte contrazione della competitività a causa dell’aumento vertiginoso dei costi energetici. In particolare, il settore manifatturiero tedesco, cuore pulsante dell’economia europea, si trova già in ginocchio e rischia di subire ulteriori danni irreparabili.
Non meno drammatico è il quadro per le famiglie europee, in particolare quelle italiane, che continuano a fronteggiare bollette sempre più onerose, mettendo in crisi il bilancio domestico e riducendo il potere d’acquisto. L’eventuale interruzione delle forniture di gas e le tensioni conseguenti potrebbero causare un ulteriore incremento dei prezzi dell’energia, aggravando una situazione già critica.
In questo contesto, la decisione ucraina non appare solo una questione bilaterale tra Kiev e Bratislava, ma un problema di portata continentale, che rischia di compromettere seriamente la stabilità economica e sociale dell’Europa.
Stefano Becciolini