Telegram: da baluardo della libertà a strumento di censura
Il fatto:
Ieri 29 dicembre 2024, Telegram ha limitato l’accesso a diversi canali dei media statali russi in numerosi paesi dell’Unione Europea. Gli utenti che tentano di accedere a canali come RIA Novosti, Izvestia, Rossiya 1, Channel One, NTV e Rossiyskaya Gazeta in nazioni quali Polonia, Belgio, Francia, Paesi Bassi, Grecia, Italia e Repubblica Ceca visualizzano un messaggio che indica che il contenuto è stato limitato e non è più disponibile.
In risposta alle restrizioni imposte dall’UE, la Russia ha bloccato l’accesso a 81 media europei sul proprio territorio, tra cui siti italiani come Rai, La Repubblica, La Stampa e La7. Il ministero degli Esteri russo ha giustificato questa decisione accusando tali media di diffondere sistematicamente false informazioni sull’operazione militare speciale in Ucraina.
Il tradimento della missione del social:
La decisione di Telegram di i bloccare i canali dei media statali russi in diversi paesi dell’Unione Europea in ossequi al DSA, rappresenta un tradimento dei principi di libertà e apertura che l’applicazione aveva sempre proclamato. Questa mossa solleva interrogativi inquietanti sulla reale indipendenza della piattaforma e sul ruolo del suo fondatore, Pavel Durov.
Telegram è nata come un’alternativa libera e sicura, un rifugio contro la censura e il controllo statale. Durov stesso ha costruito la sua reputazione opponendosi alle pressioni governative, rifiutando di consegnare dati degli utenti alle autorità russe e promuovendo la privacy come valore fondamentale. Tuttavia, gli eventi recenti dipingono un quadro diverso.
L’arresto di Durov in Francia, avvenuto il 24 agosto 2024, ha segnato un punto di svolta. Accusato di permettere attività criminali sulla sua piattaforma, Durov ha affrontato pressioni legali molto pesanti. In questo contesto, la decisione di bloccare i media russi nell’UE appare come un tentativo di compiacere le autorità francesi e, più in generale, europee, sacrificando i principi di libertà di espressione e neutralità della piattaforma.
È ironico che un’applicazione nata per sfidare la censura sia ora complice di essa. La scelta di limitare l’accesso a determinati canali, indipendentemente dal contenuto, rappresenta una pericolosa deriva verso il controllo dell’informazione. Questo atto non solo tradisce gli utenti che hanno scelto Telegram per la sua promessa di libertà, ma pone anche un precedente inquietante per il futuro della piattaforma.
La libertà di espressione non dovrebbe essere negoziabile. Se Telegram cede alle pressioni governative oggi, quali altre concessioni possiamo aspettarci domani? Gli utenti meritano una piattaforma che mantenga le sue promesse, senza piegarsi alle intimidazioni o alle convenienze politiche.
In conclusione, la recente censura dei media russi su Telegram rappresenta una macchia indelebile sulla reputazione della piattaforma e del suo fondatore. È essenziale che Durov e il suo team riflettano sulle loro azioni e ritornino ai principi fondamentali che hanno reso Telegram una luce di speranza per la libertà digitale.
Stefano Becciolini